Il Fenomeno

Le strutture in calcestruzzo armato sono fortemente danneggiate dalla carbonatazione.

Le superfici esterne sono esposte ai processi di interazione fisica e chimica con l’ambiente in cui sono inserite.

L’anidride carbonica presente nell’atmosfera, venendo a contatto con il calcestruzzo, tende a reagire, partendo dagli strati più esterni e passando via via a quelli più interni, riducendo l’effetto protettivo sulle armature.

La carbonatazione costituisce la condizione primaria per il prodursi della corrosione, che avrà luogo in presenza di ossigeno ed acqua. I fenomeni espansivi dovuti alla corrosione producono la riduzione e dell’aderenza con il calcestruzzo, mettendo a rischio la sicurezza su cui si fonda la progettazione strutturale.

Alcuni segnali della corrosione in atto compaiono sulla superficie esterna con macchie di ruggine, fessurazioni o delaminazioni, che possono portare anche all’espulsione del copriferro nei punti più critici (spalling). Però questi segnali emergono nella fase di Propagazione limitando così le possibilità di intervento attuabili se si conoscesse il problema nella fase di Innesco.
Una volta che la carbonatazione ha raggiunto le armature, la corrosione si manifesta sulle parti delle strutture che vengono a contatto con l’acqua o sono bagnate dalla pioggia.

La situazione peggiore è quella caratterizzata da cicli asciutto-bagnato che favoriscono l’ingresso nel calcestruzzo sia dell’acqua che dell’ossigeno.

È chiaro che le strutture maggiormente vulnerabili a questo tipo di degrado sono i balconi, gli sporti di gronda, le facciate e le infrastrutture, come gallerie e viadotti.

La carbonatazione è quindi un problema che riguarda l’edilizia abitativa, ma anche le infrastrutture e gli edifici pubblici.