Tetti verdi o bianchi. Non solo una scelta cromatica. Ecco cosa è venuto fuori da una recente ricerca americana.

11.02.2014 15:34

Uno studio recente condotto da un team di ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory degli Stati Uniti, ha messo a confronto tre diverse tipologie di tetto, quello verde, quello bianco e quello nero al fine di comparare i costi e i benefici di ciascuna tipologia.

I risultati di quest’analisi sono stati pubblicati dalla rivista tecnica Energy and Buildings Journal e hanno dato riscontri probabilmente inattesi: fra i tre, la tipologia del tetto bianco risulta economicamente più efficace (ben tre volte) rispetto al tetto verde, in quanto più valido nel contrastare il cambiamento climatico.

Escludendo da subito il tetto dipinto di nero, in quanto tende ad assorbire il calore solare e immagazzinarlo contribuendo a creare l’effetto “cappa di ristagno” nei centri urbani (meglio nota, come isola di calore), oltreché richiedere un consumo maggiore d’estate per il condizionamento dell’aria interna (la superficie può subire innalzamenti di temperature fino a 40-50° C in più rispetto a quella reale dell’aria), il confronto resta aperto fra i tetti verdi e quelli bianchi.

Diamo uno sguardo rapido alle peculiarità dei tetti verdi: oltre a costituire un vero e proprio polmone verde, proteggono dagli agenti atmosferici filtrando gli inquinanti e limitando l’escursione termica cui viene sottoposta la copertura fra l’estate e l’inverno limitando danni alla struttura e alla impermeabilizzazione.

Una delle sue principali caratteristiche, infatti, è quella di avere un effetto equilibrante termicamente, in quanto trattiene nello strato di terra parte dell’acqua piovana che, evaporando lentamente impedisce l’eccessivo riscaldamento della copertura e contemporaneamente impedisce la fuoriuscita del calore del fabbricato nei mesi invernali. Inoltre, la possibilità di attenuare efficacemente il soleggiamento diretto sulla copertura e limitare gli aspetti di reirraggiamento verso altre superfici, ha certamente grande efficacia nel bilancio energetico complessivo dell’edificio, grazie alla maggiore inerzia termica del pacchetto di copertura, unitamente ai più elevati valori di resistenza termica.

La soluzione del tetto giardino, quindi, migliora in modo significativo le prestazioni energetiche ed ambientali dell'edificio e contribuisce sensibilmente, tra l’altro, a ridurre le emissioni di CO2 (la vegetazione assorbe alcuni dei maggiori inquinanti emessi in atmosfera). È in progressivo sviluppo, infatti, la tendenza a trasformare le coperture delle strutture edilizie, sia piane che quelle a falde, in giardini pensili. L’impatto visivo nei confronti dell’ambiente naturale, causato dagli edifici delle aree extraurbane, viene attenuato dalla presenza di questi “tetti verdi” che ne modificano il profilo e, in alcuni casi, ne valorizzano l’aspetto.

Per quanto riguarda i tetti bianchi, invece, sono identificati con tetti dipinti di bianco in grado di riflettere dunque, la luce solare, permettendo di ridurre la quantità di calore che permane negli strati più bassi dell’atmosfera e riducendo anche l’assorbimento di calore sulla superficie di copertura (la temperatura superficiale della copertura può aumentare al massimo di 4-5° C rispetto a quella dell’aria esterna nei periodi estivi). Diretta conseguenza è un risparmio energetico nella stagione estiva con riduzione dei consumi per l’impiego di impianti di raffrescamento che può arrivare fino al 10-15% in meno in bolletta.

Tuttavia, sulla base di altri studi effettuati da ricercatori della Stanford University, si è attestato che nonostante i loro benefici nel regolare la temperatura degli strati inferiori dell’atmosfera (raffrescandola), il conseguente differenziale di temperatura porta ad una formazione più ridotta di nuvole, il che significa un ulteriore riduzione del naturale filtraggio ai raggi solari che raggiungono la superficie terrestre. Resta dunque aperta la discussione sulla reale efficacia del tetto bianco rispetto a quello verde nel contrastare i mutamenti climatici e nell’attenuare gli effetti del surriscaldamento del pianeta.

Articolo di Angelo Pesce
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