Educazione ambientale: insegnare la cultura «verde»

Legare i temi ambientali all'educazione tradizionale, come lo stile di vita, la sostenibilità e l'avvicinamento alla natura

Insegnare agli esseri umani a rapportarsi in modo sostenibile con gli ecosistemi. Ma anche a gestire i propri comportamenti, senza alterare gli equilibri naturali. È questa, in sintesi estrema, la missione dell’educazione ambientale. La cosiddetta enviromental education: battezzata in questo modo nel 1969 da William P. Stapp all’Università del Michigan. E ufficializzata poi, come missione pedagogica, durante la conferenza di Tbilisi, organizzata nel 1977 dall'Unesco. Una materia, cresciuta di pari passo con lo sviluppo economico e il lavoro dei movimenti ambientalisti, che ancora oggi ha molto da dire e da insegnare. Soprattutto in Italia. Dove i dibattiti sui temi ambientali e la diffusione delle tecnologie legate alle smart cities sono oramai all’ordine del giorno. Con risultati educativi variabili, a seconda delle regioni. Tra gli ultimi eventi, la conferenza dalla rete Weec sull‘educazione ambientale, che si è svolta la scorsa settimana a Milano. Uno spunto per ricordare ciò che si è fatto a livello educativo, ma anche per pensare a tutto quello che c'è ancora da fare. Visto che resta la perplessità, da parte degli esperti, su come l’Italia senza un sistema sostenuto in maniera centrale possa portare avanti la missione educativa della sostenibilità.

WEEC

A testimoniare i successi e l‘importanza dell’educazione ambientale, ci ha pensato Weec, la rete mondiale di discussione e ricerca, nata nel 2003 per dare continuità al dibattito sui temi chiave dell’educazione ambientale. E che negli anni ha costruito uno scambio di riflessioni, attraverso una comunità globale di ricerca e di esperienze. Tra cui, quelle riportate a Milano a fronte del settimo congresso mondiale dell’educazione ambientale organizzato a giugno a Marrakech, dove l'Italia si è presentata con una delle delegazioni più numerose. «L'obiettivo», spiega Mario Salomone, segretario generale italiano di Weec e docente di sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università di Bergamo, «è quello di partire dal lavoro a Marakkech per migliorare le reti a livello internazionale».

IL RUOLO DELL’ITALIA

Un miglioramento, tuttavia, che per essere fatto necessita anche di una serie di considerazioni sul futuro dell’educazione ambientale italiana. «La rete nazionale», afferma Salomone, «si è indebolita da diversi anni». E a mancare, secondo il professore, non è tanto l'interesse per i temi ambientali ma un'azione centrale del ministero. «Ci sono», prosegue Salomone, «scenari molto diversi a secondo le regioni». Ad esempio, quelle molto impegnate come la Liguria e l'Emilia Romagna. «La Lombardia poi è una prateria felice a parte, grazie anche al sostegno della fondazione Cariplo».

EDUCAZIONE AMBIENTALE TRICOLORE

Ma come migliorare l'educazione ambientale in Italia? «Il percorso da intraprendere», spiega Salomone, «si basa su diversi livelli d'intervento. E va affrontato con un approccio integrato, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti: dai sindacati alle famiglie». Ad esempio, legando i temi ambientali all'educazione tradizionale, come lo stile di vita, la sostenibilità e l'avvicinamento alla natura. Ma anche sfruttando le nuove domande dei cittadini della società verde, nate con lo sviluppo della green economy e della tecnologia. «In più, all'incontro di Milano, abbiamo deciso di creare una rete nazionale legata ai Weec». Iniziando anche un percorso preparatorio in vista delle Giornate europee dell'educazione ambientale che, nel 2014, si terranno in Italia.

PROCESSO E SVILUPPO

«Si tratta», prosegue il professore, «di un processo bidirezionale in cui lo sviluppo della società cammina di pari passo con le innovazioni». E che per questo necessita di nuovi modelli educativi come, ad esempio, l'istruzione superiore verde e più attenzione per i temi ambientali da parte degli organi d'informazione. «Oltre ai master», conclude Salomone, «per la diffusione culturale avrà un ruolo fondamentale il lavoro della Federazione ambientale italiana dei media ambientali (Fima), nata ad aprile e che verrà presentata al prossimo Ecomondo di Rimini».

Articolo di Carlotta Clerici