Quando la giusta inclinazione del solaio non può ritenersi una difformità o variazione essenziale rispetto all’opera autorizzata

06.11.2013 15:22
(Consiglio di Stato, sez. IV, sentenza n. 3676 del 10-07-2013)

Sulla base di quanto stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato, la n. 3676, il proprietario che ha realizzato un solaio di copertura ad un vuoto tecnico, innalzando il manufatto per garantire una corretta pendenza per lo scorrimento dell’acqua piovana, anche se in difformità rispetto al progetto autorizzato, non può essere condannato all’abbattimento, ritenendo la variazione una semplice accortezza tecnica e non una variazione essenziale (peraltro vietata dalla normativa regionale). L’innalzamento parziale del solaio, infatti, non snatura né la conformazione, né la struttura dell’opera, bensì è volta esclusivamente a creare una giusta pendenza che favorisca lo scorrimento delle acque meteoriche evitando possibili problemi di infiltrazione o ristagno sulla copertura.

La copertura piana
I solai di copertura praticabili (tetti a terrazza) e quelli non praticabili, rientrano nella categoria delle cosiddette coperture piane, in quanto hanno una pendenza minima per garantire lo smaltimento delle acque meteoriche (o bianche).

Queste coperture, di qualunque forma e tipologia costruttiva, non possono prescindere da una corretta progettazione nonché realizzazione in termini di tecnologie costruttive. A seconda delle forme e dei materiali costruttivi scelti in fase di progettazione infatti, le coperture piane possono assumere caratteristiche e spessori diversi, progettandole e realizzandole tenendo conto della loro necessaria integrazione con i sistemi di smaltimento delle acque piovane ed eventualmente con gli elementi di isolamento termico ed acustico.

Generalmente sul solaio di copertura viene realizzato un massetto in cls con una inclinazione pari al 2%-3%, che permetta di convogliare l’acqua meteorica verso i punti di raccolta opportunamente posizionati sulla superficie dello stesso. Di solito questi massetti vengono realizzati con cls alleggerito e portando lo spessore del massetto ad almeno 15 cm, garantiscono anche una corretta coibentazione.

Sopra il massetto viene posizionato lo strato di materiale isolante e poi, in successione, l’elemento di tenuta o impermeabilizzazione, la cui efficacia dipende sostanzialmente dalle modalità di posa in opera soprattutto in corrispondenza dei giunti e dei raccordi con le superfici verticali. Questo strato evita che vi siano infiltrazioni di acqua piovana e preserva da eventuali danneggiamenti alla struttura o dalla formazione di muffe e macchie di umidità negli ambienti sottostanti. La posa in opera a regola d’arte della guaina impermeabilizzante è il fattore principale alla base di una corretta opera di salvaguardia del solaio. L'impermeabilizzazione deve essere sempre protetta:

nel caso di copertura praticabile, si realizza una pavimentazione vera e propria costituita da uno strato di allettamento (4-5 cm) su cui viene montato il pavimento;
nel caso di coperture non praticabili, si può usare uno strato di ghiaia, da stendersi sull'elemento di tenuta per uno spessore di 8-10 cm, oppure si utilizzano impermeabilizzazioni prefabbricate auto protette.

In virtù delle varie soluzioni possibili per la protezione dagli agenti atmosferici, il solaio di copertura deve necessariamente presentare spessori maggiorati e, quale accorgimento tecnico, una pendenza minima per il convogliamento delle acque meteoriche. L’acqua, attraverso opportune linee di compluvio, viene indirizzata verso i bocchettoni collocati preferibilmente lungo il perimetro, nelle zone più basse della copertura dove tende a defluire l’acqua; ai bocchettoni vengono collegati i canali discendenti, i cd. pluviali.

di Angelo Pesce
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