L’obbligo di Pos per i professionisti frutterà 2 miliardi alle banche

26.11.2013 09:29

L’analisi dei Consulenti del Lavoro. Ingegneri e architetti chiedono da mesi l’eliminazione dell’obbligo, che scatterà il 1° gennaio 2014

L’introduzione dell’obbligo di Pos per gli studi professionali, dal 1° gennaio 2014, frutterà alle banche un utile di oltre due miliardi di euro all'anno.

È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, che ha analizzato i dati macroeconomici dei movimenti bancari medi in questi ultimi anni, definendo il dato “sconfortante nel momento in cui si parla di spending review e diminuzione dei costi ad ogni livello”.
In Italia le imprese si attestano su circa 5 milioni di soggetti - spiega il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro - che in un anno spendono mediamente 7 mila euro per servizi professionali, con un volume di transazioni pari a circa 35 miliardi di euro. Applicando il 3% medio di commissione bancaria sui pagamenti si arriva a oltre 1 milione di euro in più di incassi per le Banche.
I professionisti ordinistici - prosegue il comunicato - sono 2.300.000 che dovrebbero dunque installare un Pos con due costi ulteriori: 150 euro circa per il rilascio del bancomat (pari a circa 350 milioni) e altrettanti per il canone. “Insomma - affermano i Consulenti del Lavoro - un regalo da oltre 2 miliardi di euro per il sistema bancario”.
Ma c’è di più. Cosi come è strutturata la norma (introdotta dal Decreto  Sviluppo bis) - prosegue la nota - i professionisti dovranno accettare solo bancomat, escludendo quindi le carte di credito, che invece avrebbero potuto essere più utili per i pagamenti delle fatture, visto che non hanno limiti giornalieri di utilizzo. Oggi il 90% delle transazioni tra professionisti e clienti avviene tramite bonifico ovvero assegno bancario; anche alla luce del limite di utilizzo del contante esistente in Italia.
I Consulenti del Lavoro concludono ricordando che non si sa “se e come questa norma entrerà in vigore”, visto che ad oggi mancano i previsti decreti attuativi del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che dovranno definire modalità, procedure e limiti per l’applicazione dell’obbligo di Pos ma, soprattutto, dovranno indicare le sanzioni per chi non si mette in regola.
Secondo i Consulenti del Lavoro, l’obbligatorietà del Pos “non è idonea a combattere l’evasione, ma servirà esclusivamente a creare maggiori difficoltà e costi diretti e indiretti per professionisti, imprese e cittadini, in un momento in cui semplificare e ridurre i costi è fondamentale. Ma principalmente creerà un grande business per gli Istituti di Credito”.
Ricordiamo che moltissimi professionisti si sono dichiarati contrari all’obbligo di Pos fin dal primo momento.
I primi a chiedere al Governo di essere esclusi dall’obbligo di Pos sono stati gli Architetti, sostenendo che “le attività professionali prevedono pagamenti normalmente superiori ai massimali delle carte di debito” e che quindi la categoria sarebbe grava ta dai soli costi fissi per l’attivazione e la gestione del Pos, a fronte di un suo totale inutilizzo.
Nettamente contrari all’obbligo anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, secondo cui “la norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti e non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici”. Il Cni ha calcolato che il nuovo obbligo complessivamente costerà agli ingegneri 60 milioni  di euro, cifra che si trasformerà “da reddito dei professionisti a rendita per le banche”.
Da ultimo InarSind, il Sindacato degli Architetti e degli Ingegneri liberi Professionisti, ha chiesto l’eliminazione dell’obbligo di Pos “che, per la tipologia dei pagamenti dei professionisti tecnici, appare del tutto ingiustificato e poco si concilia con importi delle prestazioni professionali normalmente superiori ai 1.000 euro per i quali è possibile utilizzare bonifici ed assegni, sistemi di pagamento di per sé tracciabili”.

Articolo di Rossella Calabrese